C’è qualcosa di profondamente magico nel sedersi, gomitolo alla mano e lasciarsi guidare da un filo.
Quando lavoro all’uncinetto, mi sembra di tessere piccole mappe di un mondo invisibile. Un punto dopo l’altro, come se stessi costruendo sentieri tra le stelle o ricucendo angoli di sogni dimenticati.
Il mondo intorno corre, si affanna, si agita ed io, invece, rimango lì, a rincorrere l'idea ostinata che con un po' di lana e tanta pazienza si possa sistemare tutto, perfino certi pensieri che la testa si ostina a tenere in disordine.
L’uncinetto (o qualunque altra passione creativa) non è solo un passatempo: è il mio modo per dire al tempo che non sono sua schiava, ma sua complice.
Ogni piccolo progetto finito è una minuscola vittoria contro l’impazienza, un brindisi silenzioso al bello che cresce piano, senza fare rumore.
E poi, ammettiamolo, c’è un che di eroico nel districare un gomitolo annodato o nel riuscire finalmente a capire dove diavolo è finito quel maledetto uncinetto numero 3, sparito nell’ennesima borsa dei progetti "in corso".
Alla fine, la verità è semplice: le mani sanno dove il cuore ha bisogno di andare.
E così, punto dopo punto, non costruisco solo sciarpe, bambole o coperte.
Costruisco una vita fatta di lentezza, di gioia imperfetta, di fili che, miracolosamente, tengono insieme tutto quello che conta davvero.
Non correre. Non cercare sempre il nuovo. C’è poesia nel restare, nel conservare, nel trasformare. La bellezza più autentica non si consuma col tempo: cresce, si arricchisce, diventa memoria viva.
Crea un'immagine fotografica iper realistica (1024x1024 px, square ratio) di un secchio di alluminio rovinato e all'interno gomitoli, fiori secchi e ferri da maglia in legno. il secchio è posato su una tavola di legno con evidenti segni del tempo.
Nessun commento:
Posta un commento