A Natale, le sedie vuote parlano.
Non fanno rumore, ma il loro silenzio pesa più di qualsiasi parola.
Restano lì, attorno al tavolo, a ricordarci chi manca, chi non c’è più.
La tovaglia è stesa, i piatti sono pronti, le luci accese, ma quelle sedie vuote fanno male perché sono piene di memoria.
Custodiscono risate passate e voci che oggi possiamo solo richiamare con il pensiero.
Il Natale ci invita a non fuggire l’assenza, ma a riconoscerla. A leggere quelle sedie non solo come segno di ciò che manca, ma come un luogo ancora abitato dall’amore, dal ricordo.
Una sedia vuota è una presenza silenziosa.
Le sedie vuote vivono con un ricordo, una preghiera, un sorriso rivolto a chi non c’è.
La sedia vuota è per chi è assente con il corpo, ma resta presente in ogni gesto d’amore.
Perché il Natale non è soltanto chi è seduto a tavola, ma anche chi manca.
È l’amore che resiste all’assenza e continua a credere che nessun posto sia davvero vuoto.

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